Superbonus e crediti bloccati, il Presidente di ANCE EMILIA, Leonardo Fornaciari: «Imprese allo stremo, tante non arrivano a Natale».

Dopo lo stop al Superbonus e la scadenza del termine per consegnare la comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila), il Presidente di ANCE EMILIA, Leonardo Fornaciari, torna a lanciare l’allarme: «Se il governo non deciderà immediatamente di adottare la soluzione che noi abbiamo proposto insieme all’Abi, cioè lo sblocco degli F24 dei clienti delle banche, il governo dovrà farsi carico di una piaga sociale, perché inizieranno le casse integrazioni, i licenziamenti, in virtù del fatto che molte imprese non riusciranno a superare questo momento».

Il problema è quello dei cassetti fiscali bloccati, perché i crediti non si possono cedere: non sono stati fatti passi in avanti rispetto alla ormai famigerata sentenza contro le truffe che ha finito per prosciugare i cassetti fiscali. L’obiettivo della richiesta di ANCE e Abi è quindi di scongiurare una crisi di liquidità con una misura che consenta agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari. «Parliamo di una cifra che è prossima ai dieci miliardi complessivamente in Italia di blocco dei cassetti fiscali. Per quello che riguarda le province che rappresento (Bologna, Ferrara e Modena) è una cifra che tra i lavori in corso e i cassetti fiscali arriva oltre i 500 milioni», dice il Presidente di ANCE EMILIA.

Oltre alle aziende e ai lavoratori, infatti, a rischio ci sono anche i cantieri già avviati e quelli che inizieranno. E tanti si sono affrettati proprio sul gong a consegnare le domande: dall’1 al 23 novembre sono state 506 le domande inviate al Comune di Bologna per il Superbonus, quasi un terzo del totale da agosto 2021, 1.764. «Fino a quando non verrà sbloccata la cessione, solo quella è la garanzia che possa andare avanti il bonus, quei lavori non partiranno mai. A cosa è servito mettere in piedi un ultimatum di questo tipo senza aver prima pensato alla gravità in cui si trovano le imprese e di conseguenza i cittadini con cui sono in rapporti?».

«Crediamo che l’atteggiamento dimostrato dal nuovo governo sia di scarsa affidabilità. Noi discutiamo il metodo con cui si arriva a definire una riduzione dal 110 al 90%, che potrebbe anche essere anche condivisibile come tipo di percentuale, però noi non riteniamo si possano cambiare le regole in corso e, quando lo si fa, lo si fa coinvolgendo le parti».

Nello specifico, si tratterebbe di mantenere la misura «almeno fino al 2030, per vedere una prima verifica di quelli che sono i lavori, in virtù degli obiettivi europei del 2030, il 55% di abbattimento delle emissioni di CO2, e poi continuare il progetto fino al 2050, dove è prevista invece una neutralità climatica. Immaginiamo che possa essere una cifra intorno ai 15-20 miliardi annui di investimento che però deve essere mantenuta nel tempo e di conseguenza con un décalage rispetto a quello che fino a oggi è stato il superbonus» conclude il Presidente dei Costruttori di Bologna, Modena e Ferrara.

 

FONTE: CORRIERE DI BOLOGNA