Indagine PNRR sulla reazione delle imprese italiane ai cambiamenti climatici: solo una su quattro investe

Nell’ambito del Progetto GRINS (Growing Resilient, Inclusive and Sustainable), finanziato con 115 milioni di euro dal PNRR (Missione 4, Componente 2, Investimento 1.3), è stata promossa la più ampia indagine mai condotta in Italia sulla capacità delle aziende manifatturiere di reagire ai rischi climatici, che ha analizzato un campione rappresentativo di 9.630 aziende non quotate, in prevalenza con meno di 50 addetti, in cinque regioni (Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Lazio, Toscana).

Il progetto è frutto del Partenariato Pubblico-Privato che ha coinvolto 13 università pubbliche, 14 partner privati (tra cui Intesa Sanpaolo, Prometeia ed Exprivia) e oltre 500 ricercatori distribuiti su nove aree tematiche (spoke), tra cui la sostenibilità delle imprese, delle famiglie, le politiche di decarbonizzazione, l’inclusione sociale e la finanza sostenibile.

Dall’indagine emerge che la strategia prevalente è il “aspetta e vediamo (wait & see)”: il 53% delle imprese ritiene che il cambiamento climatico non abbia impatti rilevanti sull’attività; i tassi di investimento in misure di mitigazione e adattamento sono molto bassi e la consapevolezza dei rischi climatici è ancora limitata, anche nei territori più esposti.

Solo il 13,2% delle imprese ha investito per ridurre il rischio fisico acuto (come alluvioni o grandinate), il 7,5% per il rischio fisico cronico (siccità, temperature in aumento) e il 25,4% per mitigare il rischio di transizione, cioè quello legato a nuove normative ambientali, pressioni di mercato o cambiamento delle preferenze dei consumatori.

La maggior parte di questi interventi è di tipo protettivo o compensativo; sono rarissimi quelli trasformativi che incidono sul modello di business. A livello territoriale, nessuna Regione spicca come modello. L’Emilia-Romagna, seppur colpita da eventi estremi come il sisma del 2012 e l’alluvione del 2023, registra livelli di investimento inferiori alla media nazionale: 22,4% per il rischio di transizione, 17,3% per eventi acuti, 7,3% per rischi cronici.

 

 

FONTE: GRINS e Sole 24 Ore



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