Caro materiali: salgono le proteste contro l’atteso decreto del MIMS

Tarda ad arrivare in Gazzetta Ufficiale il decreto, promesso dal Governo e a cura del MIMS, per compensare gli extra-costi sostenuti dalle imprese da inizio anno. L’uscita del provvedimento, attesa inizialmente entro il 31 ottobre, era considerata imminente la settimana scorsa.

Da questo provvedimento dipende l’individuazione dei materiali che hanno subito un aumento superiore all’8% nel primo semestre dell’anno, ed esso costituisce quindi la base da cui partire per permettere alle imprese di avanzare una richiesta di compensazione alle stazioni appaltanti, entro 15 giorni dalla pubblicazione del decreto. Il problema è duplice. Da un lato le imprese contestano le stime dei rincari proposte dalla commissione consultiva del MIMS. Dall’altro, denunciano l’assenza di procedure standard per avanzare le richieste di compensazione alle stazioni appaltanti senza rischio di vedersele rispedite al mittente.

Per quanto riguarda la tabella che individua i materiali che avrebbero subito i rincari, secondo la commissione del MIMS, quelli con rialzi superiori all’8%, sarebbero soltanto 36 sui 56 analizzati. Tra questi a evidenziare l’impennata maggiore sarebbero i nastri in acciaio per manufatti e barriere stradali (+76,43%), seguiti dalle lamiere in acciaio (+59,37%) e dalle lamiere in Corten (+50,22%). Sul lato opposto della graduatoria si trovano invece i radiatori in alluminio (+8,14%), le prese a incasso (+8,41%), i gruppi refrigeratori (+9,76%). Cemento, sabbia e ghiaia invece sarebbero rimasti sotto la linea di demarcazione. Mentre vengono segnate con aumenti compresi tra il 13% e il 35% le tubazioni (ghisa, acciaio, ferro, PVC) e con rincari compresi tra il 12% e il 19% i materiali in laterizio come tegole e mattoni. La tabella esaminata dalla commissione del MIMS valuta poi in un +31,26% l’impennata di costo dei binari ferroviari, stimando i rincari della rete elettrosaldata in un +44,21% e del tondo per cemento armato in un +43,80%.

Secondo l’ANCE, tuttavia, la metodologia scelta per rilevare i prezzi porta a dati completamente scollegati dalla realtà di mercato, con una sottostima dell’aumento dei prezzi che rischia di avere pesanti ripercussioni sulle casse delle aziende che puntano sull’intervento a compensazione.

Non si tratta di differenze marginali. I dati su alcuni prezzi dei materiali, comunicati dai costruttori dell’ANCE che hanno formalizzato le obiezioni durante i lavori della commissione, chiariscono bene la situazione. Alcuni esempi: il rincaro valutato dal MIMS al +50,22% per le lamiere in Corten, è invece secondo le stime dell’ANCE al +90,30%. Per le tubazioni in acciaio elettrosaldate longitudinalmente il MIMS si ferma al +29,98%, contro il +73,00% stimato dall’ANCE. Simile il gap che separa le valutazioni sulle tubazioni in acciaio nero senza saldatura: +23,09% MIMS contro il +73,00% rilevato dall’ANCE. Il divario si allarga parecchio andando a valutare l’impennata di costo del legname per infissi, con un aumento limitato al +21,84% secondo il MIMS contro il +106,20% rilevato dall’ANCE.

Senza contare che il paniere di riferimento conta solo 56 tipi di materiali, escludendo ad esempio le rilevazioni sull’andamento dei prezzi di carburanti e energia, che invece producono effetti a cascata su tutti gli altri costi di cantiere.

Va inoltre considerato – e questo è un secondo punto dolente che rischia di avere effetti ancora maggiori sulle attese di ristoro – che la presentazione delle richieste di compensazione alle stazioni appaltanti presenta notevoli criticità. La procedura prevede che le imprese interessate debbano avanzare l’istanza di compensazione entro 15 giorni dalla pubblicazione del decreto con la rilevazione dei prezzi. Null’altro viene tuttavia specificato, non esiste un modello di presentazione della domanda e nemmeno è stato chiarito quale sia il prezzo base cui fare riferimento per verificare lo scostamento dei prezzi rilevato con il decreto ministeriale (se si tratti del prezzo contenuto nell’offerta, oppure quello effettivamente pagato dall’impresa al momento del ritiro del materiale, e ancora quali siano i documenti per dimostrare i pagamenti e a chi tocchi calcolare gli scostamenti).

Tutte questioni aperte che rischiano di inceppare in partenza l’intero meccanismo delle compensazioni, o quantomeno di ritardare ancora a lungo l’arrivo dei ristori e di esporre le imprese al vento delle contestazioni da parte delle stazioni appaltanti. Per questo ANCE ha chiesto al Ministero di emanare linee guida o una circolare con indicazioni «univoche, che, nel rispetto della normativa, consentano alle amministrazioni il riconoscimento delle compensazioni in tempi rapidi e scongiurino, al contempo, il rischio di contenzioso connesso a prassi applicative non uniformi».

Dopo i costruttori, anche le imprese dell’indotto edilizio hanno cominciato a protestare. ASSISTAL (Associazione Nazionale Costruttori di Impianti) contesta sia l’insieme ristretto di voci prese in considerazione dal Ministero, sia il valore dei rincari rilevati, lontano dal rispecchiare «gli aumenti reali del 40, 50 e 60% che le nostre imprese stanno subendo da moltissimi mesi».

Una protesta analoga a quella sollevata pochi giorni fa dalle industrie del legno, citato nella tabella solo come materiale per la realizzazione di infissi (+21,84%) e come «legname di abete sottomisura» (+43,77%), a fronte di un’impennata di tutti i tipi di legname per le costruzioni che secondo l’associazione di settore Assolegno sarebbe compresa tra il 180% e il 230% nel solo 2020. Secondo il Presidente di Federlegno Arredo Claudio Feltrin: «Risulta davvero incomprensibile, per non dire assurda, l’esclusione del legno strutturale dalla lista dei prodotti che determina chi potrà avere accesso al fondo di compensazione. Ad oggi, il legno strutturale ne è escluso, nonostante gli aumenti di prezzo abbiano toccato il 250%».

Venerdì scorso, nel corso dell’audizione in Commissione Bilancio sulla Manovra alla Camera, ANCE è tornata sulla necessità di «trovare una soluzione agli eccezionali rincari che, da più di un anno, stanno interessando alcuni fondamentali materiali da costruzione e stanno mettendo in ginocchio il settore delle infrastrutture». I costruttori hanno riconosciuto al governo il merito di aver «esteso al secondo semestre 2021 il meccanismo revisionale previsto per il primo semestre dell’anno». Ma hanno ribadito che «è necessario destinare più risorse rispetto ai 100 milioni di euro previsti» e soprattutto la necessità di alcuni «indispensabili correttivi (aggiornamento elenco dei materiali, metodologia di rilevazione degli aumenti e utilizzo di fonti nazionali e internazionali di riferimento) al fine di assicurare che le compensazioni da applicare siano effettivamente in linea con la realtà nei cantieri».

 

 

Fonte: Il Sole 24 Ore