Caro materiali: 38 imprese aggiudicatarie di appalti ANAS chiedono la revisione dei prezzi delle gare

«Esiti contrattuali superiori a qualsivoglia accettabile alea imprenditoriale», ovvero costi diventati insostenibili a causa del caro materiali. Con questa motivazione ben 38 imprese risultate vincitrici degli appalti di manutenzione stradale banditi dall’ANAS poco prima dell’esplosione dei prezzi dei prodotti edili hanno deciso di smettere di chiedere aiuti soltanto al Governo per rivolgersi direttamente a chi gli ha affidato i lavori con prezzi evidentemente non più in linea con le condizioni di mercato.

La vicenda riguarda l’ANAS e un lungo elenco di imprese coinvolte nei progetti di manutenzione stradale con la formula degli accordi quadro. Si tratta di appalti con cantieri dal valore totale di ben 865 milioni, che secondo le imprese non è possibile portare a termine alle condizioni pattuite due o tre anni fa. A pesare sulle spalle delle imprese l’impennata dei costi dei materiali edili, cui ora si va a sommare anche l’eccezionale rincaro dei costi dell’energia. Due fenomeni che si sono aggiunti al fatto che gli stessi prezzari messi a gara all’epoca, secondo le stesse imprese, sarebbero in partenza non aggiornati e dunque non allineati anche allo scenario di mercato precedente allo tsunami dei rincari.

Di qui l’idea di scendere in campo direttamente, formalizzando all’ANAS la richiesta di aprire un tavolo tecnico in cui ridiscutere le condizioni economiche su cui si basano gli accordi quadro di manutenzione stradale.

Le imprese giudicano pressoché inutile la speranza riposta negli aiuti messi in campo dal Governo sotto forma di compensazioni per gli extra-costi subiti per il caro materiali. «Le compensazioni “per caro materiali” riconosciute dai decreti emanati negli ultimi mesi – si legge nella lettera inviata dalle 38 imprese ai vertici dell’ANAS e del MIMS – sono ictu oculi non sufficientemente tutelanti rispetto ai pregiudizi concretamente patiti dalle imprese aggiudicatarie di appalti pubblici. Detti decreti, da un lato, prevedono soglie di alea inaccettabili; dall’altro, non contemplano componenti di costo che, sebbene escluse dalle analisi di prezzo poiché relativi alla parte energetica, sono parte integrante e rilevante dei costi di costruzione».

A supporto delle proprie argomentazioni, le imprese citano sentenze della Cassazione che impongono di portare avanti i contratti allineandoli alle nuove circostanze di mercato. Mentre «a distanza di vari mesi dalla rilevazione di detti rincari», anche i bandi pubblicati più di recente, come quelli messi in gara a dicembre 2021 per altre centinaia di milioni fanno riferimenti agli stessi prezziari emessi in epoche precedenti» alla fiammata dei prezzi. Aspetto che getta una pesante ombra sulla scommessa di una rapida esecuzione dei lavori, anche in chiave PNRR.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore