Banca d’Italia ha pubblicato l’ultima edizione dell’analisi “L’economia dell’Emilia Romagna“, che descrive l’attività economica della nostra Regione per i primi sei mesi del 2025.
Secondo il Rapporto, l’andamento regionale è stata ancora interessato da una crescita contenuta, in un quadro di perdurante incertezza legata alle tensioni geopolitiche.
I piani di investimento delle imprese manifatturiere, già previsti in flessione, sono stati confermati, risentendo anche delle prospettive sfavorevoli della domanda estera, gravate dall’inasprimento delle politiche commerciali statunitensi. I consumi delle famiglie hanno continuato a registrare un moderato incremento.
In questo contesto, la produzione industriale ha continuato a ridursi nel primo semestre, confermando la tendenza negativa in atto da oltre un biennio; lo stesso andamento sfavorevole ha interessato anche le esportazioni regionali, ancora in calo, a fronte della crescita di quelle nazionali.
Nelle costruzioni la crescita è proseguita, seppure a un ritmo più contenuto rispetto all’anno precedente: in un contesto di ridimensionamento delle agevolazioni per l’edilizia residenziale, il comparto ha continuato a beneficiare del sostegno pubblico derivante principalmente dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La situazione economico-finanziaria del settore produttivo si è mantenuta favorevole: la gran parte degli operatori prevede per l’anno in corso di conseguire risultati reddituali positivi, in un contesto in cui la liquidità disponibile è rimasta elevata.
Il credito bancario al settore privato non finanziario è tornato a crescere nella prima parte dell’anno, sostenuto dall’incremento dei mutui abitativi, sospinti dal progressivo ribasso dei tassi di interesse. La flessione dei finanziamenti alle imprese si è invece attenuata, beneficiando di una ripresa della domanda.
Nonostante la debolezza congiunturale, il tasso di deterioramento dei prestiti è lievemente diminuito, così come la quota di crediti in bonis alle imprese con ritardi nei rimborsi di almeno 30 giorni.
Lo scenario a breve termine resta contraddistinto da elevata incertezza, a fronte di una situazione geopolitica globale e di prospettive per il commercio internazionale ancora difficili da definire, esponendo l’economia a rischi al ribasso.