Disponibile lo studio di Confindustria “Energia, Green Deal e dazi: gli ostacoli all’economia italiana ed europea”

La scorsa settimana è stata pubblicato il rapporto di previsione dal titolo “Energia, Green Deal e dazi: gli ostacoli all’economia italiana ed europea” a cura del Centro Studi di Confindustria. L’analisi delinea lo scenario di previsione dell’andamento economico italiano e internazionale nel biennio 2025-2026, focalizzandosi su PIL, occupazione, retribuzioni, prezzi, finanza pubblica e credito.

Tra le varie analisi, il Centro Studi Confindustria prevede una crescita del PIL italiano nel 2025 del +0,6%, in ribasso rispetto alle previsioni di Ottobre (+0,9%) a causa della debolezza del secondo semestre 2024 e al peggioramento del quadro macroeconomico. I principali driver della crescita nel biennio sono:

– la riduzione dei tassi di interesse da parte della BCE, che porterà la politica monetaria a livello neutrale entro fine anno;

– l’aumento dei consumi, grazie alla risalita del reddito disponibile reale totale delle famiglie dovuto all’aumento dell’occupazione, al recupero delle retribuzioni pro-capite e al calo dell’inflazione;

– l’implementazione del PNRR, con l’ammontare delle risorse programmate per investimenti e riforme nel 2025 e 2026 pari a 130 miliardi, nonostante l’ipotesi che ne venga spesa la metà.

Al contrario, i fattori che frenano la crescita italiana sono i seguenti:

– l’ennesimo rincaro dell’energia, che minaccia la competitività delle imprese e riduce il reddito reale delle famiglie;

– l’ondata di dazi annunciata dall’Amministrazione Trump: nello scenario peggiore, ossia di imposizione di dazi del 25% su tutte le importazioni USA e del 60% di quelle provenienti dalla Cina, si prevede uno impatto negativo del PIL italiano rispetto allo scenario base dello 0,4% nel 2025 e dello 0,6% nel 2026.

 

Sono inoltre presenti cinque schede di approfondimento:

1) L’impatto dei dazi USA

2) La sostenibilità della manifattura italiana e europea

3) La differenza settoriale nell’andamento negativo dell’industria italiana

4) Il divario di competitività tra UE e USA

5) Il mix energetico in evoluzione dal mondo dall’Italia.

 



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