La catena degli appalti pubblici verso la digitalizzazione

L’Autorità Nazionale Anticorruzione ha approvato il 29 novembre due delibere che consentono una brusca accelerazione verso la digitalizzazione dell’intera catena degli appalti pubblici, avvicinando l’obiettivo dell’e-procurement integrale che molti osservatori considerano la svolta necessaria per superare inefficienze del sistema italiano, quali la frammentazione e la scarsa qualificazione delle amministrazioni.

La prima delibera introduce il bando digitale tipo, partendo da forniture e servizi sopra soglia UE nei settori ordinari (ma applicabile anche ai lavori ove compatibile) e dando così il via alla procedura telematica aperta con cui le stazioni appaltanti effettueranno d’ora in avanti ogni affidamento; la seconda – trasmessa in un comunicato del presidente Giuseppe Busia – dà il via di fatto al fascicolo virtuale dell’operatore economico che, grazie all’utilizzo della banca dati nazionale dei contratti di appalto gestita da ANAC, consentirà alle stazioni appaltanti di utilizzare gli accertamenti già effettuati da un’altra stazione appaltante per ammettere l’operatore economico alla gara, velocizzando l’attività di verifica dei requisiti generali. Di fatto sarà possibile ricavare dalla banca dati white list di imprese che posseggono i requisiti richiesti per partecipare alla gara.

Il nuovo bando tipo diverrà operativo quindici giorni dopo la pubblicazione della delibera sulla Gazzetta Ufficiale, prevista per fine dicembre. L’adozione del bando tipo consente di ottimizzare le procedure di gara spostando via via verso la procedura telematica tutte le amministrazioni e le gare. Il documento consentirà all’ANAC anche di supportare le stazioni appaltanti nella predisposizione della cosiddetta lex specialis (le regole che sovrintendono al singolo appalto), promuovendo l’applicazione uniforme delle norme. In particolare, l’Autorità Anticorruzione punta a standardizzare il disciplinare di gara, ridurre i casi di deroga al bando tipo, contenere il numero di clausole oggetto di deroga al bando tipo, abbattere i tempi di predisposizione della documentazione dì gara e di svolgimento della gara, contenere gli oneri amministrativi derivanti dalla partecipazione agli appalti per gli operatori economici, abbandonando definitivamente la documentazione di carta.

Il fascicolo virtuale promette di essere una vera rivoluzione, soprattutto per la fase di qualificazione: consente infatti l’acquisizione telematica dei documenti di comprova dei requisiti. Lo strumento non è nuovo, ma il decollo di questo documento digitale è stato reso possibile dalle modifiche all’articolo 81 del Codice degli appalti e dall’attribuzione all’ANAC della competenza di introdurne concretamente l’uso nelle gare: ad assegnare questa competenza all’Autorità è stato il governo Draghi, all’interno dei decreti del PNRR, per consentire di procedere con rapidità e maggiore efficacia. La scommessa è centrata sul fatto che l’ANAC ha a propria disposizione la banca dati dei contratti e il patrimonio informativo che contiene.

ANAC sta anche lavorando per completare la razionalizzazione e l’interoperabilità delle banche dati attualmente operanti nella pubblica amministrazione per consentire alle amministrazioni e alle imprese, ma anche ai semplici cittadini, di beneficiare dei vantaggi attesi dall’integrazione dei dati. In particolare, l’Autorità intende arrivare alla definizione di standard, necessaria perché, da un lato, la pluralità degli enti certificatori interessati integri le proprie basi informative con la banca dati e, dall’altro lato, le stazioni appaltanti integrino le proprie piattaforme alla banca dati. Il PNRR dà la spinta “politica” per portare a un utilizzo ottimale strumenti disponibili da anni ma che non erano stati sfruttati al pieno delle potenzialità. D’altra parte, i termini temporali rigidi fissati dal PNRR impongono che l’operazione sia portata a termine a breve.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore