InfoCamere: con la fine del Superbonus sono sparite 11.000 aziende. Il commento di Federica Brancaccio: “Troppi soggetti nati dal nulla hanno gestito lavori da milioni”

Sono sparite 11.000 imprese dei cantieri del Superbonus: questa è la fotografia di InfoCamere per il Sole 24 Ore delle aziende edili che hanno avviato l’attività a fine 2020 per chiuderla tra il 2022 e il 2023.

«Il numero – dice la Presidente ANCE, Federica Brancaccio – non ci sorprende e che ricorda quello che era già successo ai tempi del bonus facciate. Abbiamo visto troppi casi di imprese nate dal nulla, arrivate alla Camera di commercio dalla sera alla mattina per gestire lavori da milioni di euro. Sin dall’inizio avevamo chiesto che a eseguire lavori per il mercato privato con accesso ai bonus edilizi fossero imprese qualificate; sarebbe interessante capire anche quante frodi sono attribuibili a queste imprese».

Un numero altissimo, elaborato su dati del Registro delle imprese delle Camere di Commercio a seguito la nascita del Superbonus, a metà del 2020: molti soggetti si sono iscritti al Registro per esercitare un’attività nei codici ATECO dell’edilizia, dalle costruzioni più pure fino all’impiantistica, in tutte le sue forme. Con il passare dei mesi, però, hanno chiuso i battenti, a un ritmo sempre più alto, per arrivare esattamente a quota 10.924 cessazioni.

Più nel dettaglio, l’elaborazione tiene in considerazione solo le imprese iscritte dopo settembre del 2020, ovvero da quando il Decreto Rilancio, che ha disegnato la maxi-agevolazione, è entrato in vigore.

Da settembre si può presumere un effetto sulla dinamica di nascita di nuove aziende: sono soggetti che stanno provando a intercettare un mercato nuovo, anche basandosi sul fatto che, in quella prima fase, non ci sono limiti particolari all’utilizzo di queste agevolazioni per le imprese.

Il Decreto n. 21/2022 ha poi limitato il fenomeno delle imprese improvvisate: in base a quel provvedimento, solo i titolari di una qualificazione SOA possono realizzare lavori di importo superiore a 516.000 euro che accedono a bonus edilizi. La qualificazione SOA è un’attestazione tipica degli appalti pubblici che serve proprio a misurare la storicità delle imprese: un soggetto senza dipendenti, senza attrezzature e senza una storia di commesse nel suo curriculum non può ottenerla. Questi obblighi, però, sono pienamente in vigore solo da luglio 2023 e hanno iniziato a svolgere i primi effetti a gennaio del 2023.

Per Federica Brancaccio, sono stati tempi troppo lenti: «Si è trattato di una misura blanda e tardiva, perché ha riguardato solo i lavori sopra i 516.000 euro ed è arrivata solo quando i lavori erano stati già distribuiti sul mercato a soggetti poco qualificati. In un contesto sempre più complicato, con lo spettro del primo taglio del Superbonus al 90% a fine 2022 e della seconda riduzione al 70% a fine 2023, con il passare dei mesi sempre più imprese hanno abbandonato il settore».

Le cifre, ovviamente, non raccontano da sole il motivo della cancellazione, che è in generale un fenomeno fisiologico e non può essere tutta attribuita all’andamento del mercato del Superbonus. È, però, molto chiaro che, con il passare dei trimestri, c’è una tendenza all’aumento di queste uscite in tutti i settori: dalle costruzioni più pure (con i codici ATECO relativi a realizzazione di edifici, completamento e finitura, tinteggiatura, rivestimenti, intonacatura, posa di infissi, preparazione di cantieri, demolizioni) agli impianti (installazione di impianti elettrici, idraulici, di riscaldamento e condizionamento), passando per falegnameria e carpenteria in legno, fabbricazione di porte e finestre in metallo, attività di architettura e ingegneria. Nel secondo e nel terzo trimestre del 2022 viaggiano tra le 1.200 e le 1.300 unità in meno.

A fine 2022 salgono sopra quota 1.700, per superare le 3.000 uscite all’inizio del 2023: sono proprio i mesi nei quali le norme sulla qualificazione SOA iniziano a entrare in vigore. I numeri restano molto alti, dopo la fiammata di inizio 2023, anche nel secondo e terzo trimestre di quell’anno, quando si viaggia ancora intorno a quota 1.800 cancellazioni più qualificazione.

Conclude la Presidente ANCE: «Siamo amareggiati da questa deriva, il fango arriva oggi anche sulle imprese strutturate, quando noi da anni chiediamo una qualificazione maggiore».

In allegato, l’articolo completo del Sole 24 Ore.