Calo dell’11,1% di fatturato per i big mondiali delle costruzioni

È stata in questi giorni pubblicata dalla rivista statunitense ENR (Engineering News-Record) l’annuale classifica dei Top 250 International Contractors, che ci permette di valutare l’impatto del difficile 2020 sui big mondiali delle costruzioni (edili, civili e impiantistiche). Come ampiamente prevedibile, l’offerta internazionale, a livello dei suoi maggiori 250 player, subisce un calo dell’11,1 % (la maggior riduzione registrata dal 2003) toccando i 420,4 miliardi di dollari, dopo aver già perso il 2,9% nel 2019. Ma proprio come nel 2019, alla contrazione delle esportazioni corrisponde un rafforzato presidio dei mercati domestici: nel 2020 infatti il fatturato nei Paesi d’origine delle imprese in classifica sale a 1.406 miliardi registrando un più 9,2% (dopo il più 12,1% dell’anno precedente).

Tornando allo specifico dell’export, se il 2020 non comporta significativi cambiamenti nei settori di riferimento confermando le infrastrutture di trasporto al primo posto (31,1% del fatturato internazionale delle top 250), seguite da edilizia (23,8%) e impianti oil&gas (13,7 %), il blocco dei cantieri (soprattutto in Asia) impatta decisamente sulle aree geografiche che hanno attratto maggiormente le imprese internazionali: proprio l’Asia (21,5%) perde il primato in favore dell’Europa (25,2 %) e al terzo posto salgono gli Usa (16,2%) sorpassando il Medio Oriente (13,2 %).

La posizione in classifica dell’Italia
Buone notizie arrivano invece dalla compagine italiana in classifica: infatti, se le dimensioni ancora ridotte delle nostre maggiori imprese non permette alcuna presenza nella top 10 della graduatoria, il ritorno di Maeg Costruzioni (assente nell’edizione 2020) e soprattutto del colosso dell’epc Saipem (che non partecipava a questa rilevazione dal 2017) fa salire il numero delle rappresentanti del nostro Paese nella top 250 da 11 a 12 (con l’uscita di Ansaldo Energia), il giro d’affari internazionale da 14,5 a 20,2 miliardi di dollari e la quota sull’export totale delle 250 da 3,1 a 4,8 per cento. Questi numeri, oltre a confermarci come la nazione europea più rappresentata (e quarta al mondo) ci pongono al settimo posto a livello di fatturato (decimo nell’edizione passata) dietro a Cina (25,6% e 107,5 miliardi di cifra d’affari internazionale), Spagna (14,9%), Francia (10,9%), Germania (7,9%), ma molto vicini a Corea del Sud (5,1%) e Usa (4,9%) e sopravanzando Turchia, Giappone e Regno Unito.

Ancora migliore sarebbe potuta essere la prestazione italiana se la classifica avesse compreso Astaldi (per l’ultimo anno come società autonoma) e di imprese specialistiche come Trevi (fondazioni), Cimolai (costruzioni in acciaio) e Gcf – Generale Costruzioni Ferroviarie (armamento ferroviario) che con fatturati internazionali rispettivamente di 396, 320 e 62 milioni di dollari avrebbero occupato la 130°, 149° e 235° posizione in classifica e portato l’export italiano a 21 miliardi (salendo in 6° posizione).

Per quanto riguarda i contractor italiani in classifica, bisogna scendere fino alla 14° posizione per trovare la new entry Saipem, primo contractor italiano, prendendo il posto di Webuild (che, 18°, guadagna una posizione). Seguono distanziate: l’altro big dell’epc Maire Tecnimont (41° oltre che leader nazionale tra le design firms), Danieli & C. (45°), Bonatti (74°), Itinera (79°), Pizzarotti (97°), Sicim (104°), Ghella (120°), Rizzani de Eccher (138°), Icm (170°) e Maeg Costruzioni (237°).

I gruppi operativi nel mercato italiano
Sono 26 in questa edizione i gruppi stranieri che affermano di lavorare in Italia: gli spagnoli Acs, Fcc, Sacyr e Sener, i francesi Vinci, Bouygues ed Eiffage, i tedeschi Exyte, Drees & Sommer, Ed. Züblin e la sua controllante austriaca Strabag, i belgi Besix e Jan De Nul, l’olandese Van Oord, gli statunitensi Ecc, Parsons e CBRE, l’australiano Lendlease, i cinesi China Aluminium International, China Railway Group, Shenyang Yuanda e Tbea, i turchi Enka Insaat e Yapi Merkezi, il giapponese Takenaka e l’indiano Tata Projects.

Ridotto è invece il numero di gruppi internazionali che presidiano il nostro Paese con una vera e propria filiale stabile: Aecom, Exyte, Jgc Holdings, Lendlease, McDermott International, PowerChina, Strabag, Samsung Engineering, TechnipFMC e Wood. Da notare come tra queste l’unico vero e proprio gruppo generale di costruzioni è l’austriaco Strabag, presente stabilmente in Italia dal 2008 con l’acquisto dell’impresa Adanti, mentre altri big del settore si rivelano più prudenti entrando nel mercato italiano solo tramite alleanze e per la realizzazione di determinati lavori (spesso di interesse europeo): a partire dallo spagnolo Sacyr, che partecipa dal 2003 al consorzio stabile Sis (guidato da Inc), proseguendo con gli austriaci Porr, che come il citato Strabag, è attivo nei lavori della galleria di base ferroviaria del Brennero e i francesi Vinci ed Eiffage, impegnati in due lotti della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore